Mutui casa, il 2020 e l’evoluzione che non ti aspetti

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Il 2020 avrebbe dovuto essere il momento della definitiva maturazione della ripresa del mercato immobiliare, con prezzi al metro quadro finalmente positivi in buona parte del territorio, e con nuove erogazioni in deciso rialzo.

E, effettivamente, questo era proprio il modo con cui si stava caratterizzando la parte iniziale dell’anno; le compravendite immobiliari erano in aumento del 4,2% rispetto al 2019, i nuovi flussi di erogato (dunque, le effettive erogazioni al netto delle surroghe) compivano un balzo del 9,3% sul finire del 2019, la domanda di nuovi mutui accelerava di oltre il 30% a gennaio e febbraio.

Poi, però, l’evento che nessuno poteva preventivare qualche mese fa.

L’impatto del coronavirus è ancora inqualificabile

Il 9 marzo il governo italiano ha scelto di contenere l’espansione della pandemia da nuovo coronavirus attraverso severe misure di lockdown e di distanziamento sociale. Il risultato è stato, fortunatamente, un calo del ritmo di espansione del virus ma – di contro – un evidente congelamento di qualsiasi attività immobiliare e, di conseguenza, di buona parte delle domande di nuovi mutui.

L’impatto del nuovo coronavirus – come abbiamo scritto titolando il presente paragrafo – è ancora inqualificabile. I dati statistici consuntivi su marzo e aprile 2020 non sono ancora disponibili ma, comunque, non occorre essere delle contemporanee Cassandre per immaginare che in realtà il risultato di tale evento sarà drammatico, almeno sul brevissimo termine. Gli strascichi di un blocco delle attività, unitamente al pessimismo dilagante, potrebbero dunque far sentire i loro effetti ancora per diversi trimestri. O no?

Il cielo è grigio, ma le nubi potrebbero diradarsi

Il contesto scenario principale è evidentemente piuttosto tetro. Lo scenario economico è in fase di deterioramento, e la fiducia delle famiglie è in calo. In termini concreti, il rischio è che nessuno (o quasi) voglia più indebitarsi per poter compiere un’operazione di compravendita immobiliare e che, dunque, il mercato finisca con il chiudersi su se stesso.

Tuttavia, è anche bene guardare agli scenari più positivi che, sebbene marginali, potrebbero prendere rapidamente quota nelle prossime settimane, soprattutto se dovessero arrivare buone notizie sul fronte medico (si pensi a un trattamento finalmente efficace contro il virus). Una simile evoluzione fornirebbe una importante spinta propulsiva all’ottimismo, rimuovendo parte dell’aleatorietà che sta condizionando il mercato e, dunque, permettendo all’immobiliare e al credito di ripartire di buona lena.

Non solo. Anche se non dovessero esserci notizie troppo confortanti in tal senso e, dunque, anche se si dovesse finire con il convivere con un virus oramai endemico, comunque il mercato dovrà prima o poi riaccendere i suoi motori. E, quando lo farà, lo farà probabilmente in un modo che ci siamo già abituati a intercettare: i tassi rimarranno bassi ancora a lungo favorendo le surroghe e, almeno in piccola quota, i nuovi flussi di erogato; i canali online saranno sempre più favoriti da parte della clientela retail; nuove tematiche, come quelle di riqualificazione ambientale ed energetica, si affacceranno con ancora maggiore convinzione.

Insomma, chi si farà trovare pronto al nuovo che avanza?

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